L'impatto della digitalizzazione sul commercio internazionale

L’Ocse ha pubblicato un Policy paper che analizza l’impatto della digitalizzazione sugli scambi internazionali.

Creato il 17 ottobre 2023
Aggiornato il 18 ottobre 2023

L’Ocse ha pubblicato un Policy paper che analizza l’impatto della digitalizzazione sugli scambi internazionali.

Il documento fornisce una panoramica dell’evoluzione del commercio digitale e delle politiche commerciali digitali. L’analisi empirica dimostra che:

  • il commercio digitale - che nel 2018 rappresentava quasi il 24% del commercio globale, rispetto al 19% del 2018 – sta crescendo più rapidamente del commercio “non digitale” 
  • la crescente connettività digitale offre un doppio dividendo sotto forma di minori costi commerciali sia nazionali sia internazionali (un aumento dell’1% della connettività è associato a una riduzione dello 0,3% dei costi del commercio interno e dello 0,1% dei costi del commercio internazionale)
  • il commercio digitale ha il potenziale per raddoppiare l’effetto degli accordi commerciali
  • la riduzione delle barriere nazionali che incidono sul commercio digitale ha un forte effetto di supporto alle esportazioni, in particolare per i servizi erogabili digitalmente. 

I risultati suggeriscono quindi che la connettività digitale e le politiche del commercio digitale svolgono un ruolo significativo e crescente nella riduzione dei costi commerciali e nell’aumento degli scambi tra paesi.

La geografia del commercio digitale

Anche la geografia del commercio digitale sta cambiando. Nel 1995 i paesi OCSE rappresentavano l’82% delle esportazioni globali stimate del commercio digitale, nel 2018 tale quota era scesa al 73%. 

Gli Stati Uniti, pur rappresentando ancora la quota maggiore delle esportazioni di commercio digitale globale stimate nel 2018 (15,5%), registrano un calo di 1,5 punti percentuali rispetto al 1995. Germania, Francia e Italia hanno visto la loro quota stimata di commercio digitale diminuire di oltre 2 punti percentuali dal 1995. 

Al contrario, la Repubblica popolare cinese - paese non-OCSE con la quota più alta di commercio digitale stimato - ha visto la sua quota salire dal 2% nel 1995 al 6,7% nel 2018. L’India ha quadruplicato la sua quota e il commercio digitale globale è passato dall’1% al 4%. Anche Singapore ha visto un importante incremento del commercio digitale stimato passando dall’1,6% al 3% nel 2018.

L’importanza relativa del commercio digitale stimato rispetto al commercio totale, è altamente eterogenea. Per paesi come il Lussemburgo, si stima che il commercio digitale rappresenti oltre l’80% del totale esportazioni (rispetto al 57% nel 1995). Seguono il Regno Unito (51% nel 2018) e l'Irlanda (49%). Nella top 10 ci sono anche l'India (il commercio digitale stimato rappresenta il 35% delle esportazioni totali) e gli Stati Uniti (35%). 

Disposizioni sul commercio digitale negli accordi commerciali

I progressi nella governance delle questioni legate al commercio digitale sono avvenuti in gran parte nel contesto degli accordi commerciali bilaterali e regionali. Secondo il database TAPED (Trade Agreements Provisions on Electronic-commerce and Data) a giugno 2022 c'erano 116 accordi contenenti disposizioni sul commercio digitale, o e-commerce (il 33% di tutti gli accordi esistenti).

Nel complesso, dal 2001, il 44% degli accordi firmati contengono una clausola sul commercio digitale, o sull’e-commerce. Coprono una serie di questioni trasversali: facilitazione del commercio digitale (autenticazione elettronica framework, paperless trading), privacy e protezione dei dati, protezione del consumatore, cybersecurity, dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche…

Parallelamente, i paesi hanno iniziato a negoziare accordi più ampi sull’economia digitale. Dal 2020 fino alla fine del 2022 sono entrati in vigore vari accordi di questo tipo:

  • l’accordo di partenariato per l’economia digitale (DEPA) tra Nuova Zelanda, Singapore e Cile (la Cina a novembre 2021, il Canada a maggio 2022 e il Costa Rica nel 2023 hanno presentato richiesta per avviare i negoziati per la loro l’adesione)
  • l’accordo sull’economia digitale tra Australia e Singapore (DEA)
  • l’accordo sul commercio digitale DTA firmato a novembre 2022 da Regno Unito e Ucraina
  • l’accordo di partenariato digitale Corea-Singapore (KSDPA) entrato in vigore nel gennaio 2023. 

Gli accordi sull’economia digitale coprono anche questioni relative all'intelligenza artificiale (AI) o alle PMI che spesso non sono compresi nelle clausole sul commercio digitale dei Regional Trade Agreements (RTA).

Governance del digitale

Secondo gli analisti Ocse: “Il rapido cambiamento tecnologico sta avendo un profondo impatto sulle nostre economie e società, approcci flessibili e più coordinati alla governance del digitale possono svolgere un ruolo importante nel plasmare il commercio digitale”. 

La connettività digitale e le politiche del commercio digitale hanno un impatto diretto sulla capacità di ordinare e di effettuare scambi commerciali in formato digitale. Ma hanno un impatto anche quando le transazioni commerciali non vengono ordinate o consegnate digitalmente, in quanto possono: 

  • ridurre i costi alla frontiera 
  • aiutare a identificare nuove opportunità commerciali (fornitori o clienti).

Il documento dell’Ocse evidenzia infine che la digitalizzazione è importante in tutti i settori dell’economia, compresi l’agricoltura e l’alimentazione, oltre alle attività manifatturiere.

Fonte: Oecd Trade Policy Paper n. 273 (“Of bytes and trade: quantifying the impact of digitalisation on trade”)

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