BIL: il marketplace d’incontro domanda-offerta del comparto legno

Uno dei settori produttivi in cui l’Italia eccelle è senza dubbio quello del mobile e dell’arredo. Avvalendosi non solo di un know-how ben consolidato negli anni, ma anche di una capacità di gestire il design in modo innovativo e attrattivo, infatti, le aziende produttrici sono riconosciute tra le migliori eccellenze del made in Italy in tutto il mondo.

30 agosto 2022

Uno dei settori produttivi in cui l’Italia eccelle è senza dubbio quello del mobile e dell’arredo. Avvalendosi non solo di un know-how ben consolidato negli anni, ma anche di una capacità di gestire il design in modo innovativo e attrattivo, infatti, le aziende produttrici sono riconosciute tra le migliori eccellenze del made in Italy in tutto il mondo.

Oltre a produttori singoli localizzati su tutto il territorio italiano, famosi a livello nazionale e internazionale sono in particolare alcuni distretti industriali, come ad esempio quello del Mobile Imbottito di Forlì, delle Cucine di Pesaro, del Legno-arredo di Pordenone, di Treviso e di Monza-Brianza.

Purtroppo il settore è stato fortemente penalizzato dalla pandemia di Covid-19, che nel 2020 ha provocato un sensibile calo degli acquisti in arredo da parte delle famiglie e delle aziende italiane, soprattutto del comparto HoReCa (alberghi, bar e ristoranti), ma anche uffici e negozi. Fortunatamente, però, già nel 2021 si è registrata una ripresa con esportazioni nel periodo gennaio-maggio che superavano i 3 miliardi di euro (+52% rispetto allo stesso periodo 2020). Per ricordare solo qualche numero, offerto da uno studio di FederlegnoArredo, nel periodo gennaio-maggio 2021 l’export di salotti e simili fatturava 266 milioni di euro (+68,3% sul 2020, +21,7% sul 2019), gli imbottiti 870 milioni (+63,2% sul 2020 e +14,9% sul 2019), le camere da letto 288 milioni (+80,5% sul 2020 e +53,1% sul 2019), le cucine 345 milioni (+44,4% sul 2020 e +6,8% sul 2019) e mobili vari quasi 670 milioni (+45,8% sul 2020 e +5,5 sul 2019). Gli sbocchi commerciali principali in direzione estero sono la Francia, gli Usa e la Germania.

Nonostante le cifre positive, tuttavia, l’esperienza pandemica e il rischio di esposizione a futuri lockdown ha messo in rilievo come sia oramai fondamentale ripensare le logiche di filiera in ottica digitale e sostenibilità (green economy). A tale riguardo, infatti, se consideriamo la centralità del legno in diversi settori produttivi italiani, tra cui appunto il mobile ma anche l’edilizia, una gestione della domanda e offerta più efficace consentirebbe di riuscire ad assorbire meglio gli sbalzi di prezzo delle materie prime che hanno caratterizzato gli ultimi periodi (nel 2021 in Europa si sono registrati aumenti del 60-70% rispetto al 2020 con il legno lamellare che è salito da 400 a 700 euro al m³), e far fronte in maniera più efficace alla dilatazione dei tempi di consegna, mantenendo pertanto più convenienti i margini di guadagno.

Partiamo dal bosco

Per finalizzare ad esempio la produzione made in Italy di una cucina o un arredo ufficio in legno, il primo punto della filiera interessa ovviamente il bosco. E proprio nel bosco troviamo alcuni problemi “strutturali” che si riflettono inevitabilmente sui passaggi successivi della supply chain. Il settore forestale italiano, infatti, contribuisce allo 0.08% dell’economia nazionale. Tuttavia, il comparto non è pienamente sfruttato: i boschi ricoprono il 38% del territorio italiano ma le aziende boschive prelevano legname per non più del 15% del tasso di crescita annuale, contro una media europea del 60%, inoltre la pianificazione forestale di dettaglio interessa appena il 18% della superficie complessiva. Benché la crescita boschiva nazionale annua possa potenzialmente coprire il 70% del fabbisogno nazionale di tronchi e segati di conifere e il 30% di tronchi e segati di latifoglie, una gestione approssimativa del comparto, spesso basata su proprietà forestali piccole, poco valorizzate, sfruttate male e non in rete (sono circa 20.000 le imprese boschive italiane e il 90% di esse conta un unico addetto), fa sì che ben l’80% del legname utilizzato dalle aziende produttrici sia importato dall’estero e, da qui, la subordinazione al caro prezzi ricordato sopra.

In aggiunta, ulteriori problematiche sono legate alle aziende coinvolte nelle prime lavorazioni (taglio, essiccazione etc.), che sono più di 2.300 ma generalmente di piccole dimensioni, con in media 3,4 addetti per azienda (visto che in tutto il territorio nazionale vi lavorano 7.800 persone) e un atteggiamento imprenditoriale caratterizzato da bassi investimenti in tecnologia.

BIL: Borsa Italiana del Legno

Proprio per favorire a livello nazionale la nascita di un mercato organizzato e consapevole, valorizzare in modo ottimale le risorse forestali e ridurre la dipendenza dal legno estero, a maggio 2022 è diventato operativo il progetto BIL - Borsa Italiana del Legno. Si tratta di una piattaforma digitale, ideata da Assolegno (associazione di FederlegnoArredo), Associazione Nazionale delle Industrie delle Prime Lavorazioni e Costruttori in Legno, sviluppata in sinergia con Borsa Merci Telematica Italiana (Unioncamere) e attraverso un confronto con la Direzione Foreste del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e l’Uncem (Unione nazionale delle comunità montane).

Il progetto attualmente si rivolge alle aziende coinvolte in attività di prelievo e prime lavorazioni del legno, ma sul medio periodo si allargherà a tutta la filiera, compreso l’arredo e l’edilizia.

La piattaforma dà accesso a schede prodotto tecniche e commerciali, gestisce partenariati con network leader nel settore della valorizzazione boschiva (ad esempio Forest Sharing), coinvolge i comuni montani in modo integrato sul fronte delle aste legno e raccoglie dati statistici sui flussi di materiali in filiera.

L’obiettivo principale è proprio quello innovare un settore attualmente arretrato dal punto di vista digitale, accompagnare soprattutto le piccole realtà locali (proprietari o imprenditori) a strutturarsi meglio sul mercato, anche attraverso progetti di formazione e certificazione, e generare un dialogo fruttuoso tra i vari attori coinvolti, sia sul fronte business sia sul fronte amministrazioni locali.

Punto senz’altro di rilievo: non è stato dimenticato l’importante aspetto della sostenibilità e tracciabilità della materia prima e delle fasi di lavorazione, grazie all’implementazione della blockchain in filiera, a cura delle Camere di Commercio, che gestiscono anche gli aspetti relativi ai contratti e alle regolamentazioni.

Per concludere, BIL rappresenta un passo avanti significativo nel comparto legno, principalmente su tre fronti:

  • Digitalizzazione e innovazione tecnologica.
  • Integrazione e messa in rete delle varie filiere e dei rispettivi soggetti coinvolti.
  • Valorizzazione e sostenibilità del settore dal bosco al prodotto finito.
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