UX: processo di sopravvivenza in 6 step

In un passato articolo, intitolato “UX design: definizione e processi”, abbiamo trattato il tema della User Experience approfondendo con particolare attenzione il significato di questo termine e in particolare i 14 passaggi essenziali per la realizzazione di un processo di UX design evidenziati da Di Pascale nel suo testo “Manuale di sopravvivenza per UX designer” ed. HOEPLI.

15 gennaio 2021

In un passato articolo, intitolato “UX design: definizione e processi”, abbiamo trattato il tema della User Experience approfondendo con particolare attenzione il significato di questo termine e in particolare i 14 passaggi essenziali per la realizzazione di un processo di UX design evidenziati da Di Pascale nel suo testo “Manuale di sopravvivenza per UX designer” ed. HOEPLI.

Per chi se lo fosse perso, questi sono i 14 step:

  • Intervista agli stakeholder
  • Analisi degli obiettivi di business
  • Analisi dei competitor
  • Definizione dei problemi
  • User research
  • User Personas
  • Customer journey e user flow
  • Business Requirements Document
  • Information Architecture
  • Wireframing
  • Low fidelity prototyiping e usability testing
  • Interazioni sui prototipi
  • User interface e mockup
  • Test finale
     

Va sottolineato, però, che non sempre un’azienda dispone di un budget elevato da dedicare alla realizzazione di tutti i 14 passaggi.

Che fare allora?

Se il cliente non possiede un budget corposo è necessario snellire il processo completo senza perdere di efficacia. 
Questo processo snellito prende il nome di “Surviving UX Process” e prevede 6 passaggi fondamentali.

Bullshit check (Check degli errori)

Fin dalla fase di brief con il cliente è necessario individuare tutti gli elementi che potrebbero portare fuori strada. È necessario ricordare che i clienti non sono progettisti e pertanto potrebbero avere un’idea sbagliata di ciò che gli occorre per raggiungere lo scopo desiderato.

Uno dei doveri di uno sviluppatore di User Experience è individuare gli aspetti che risultano poco chiari; per farlo è necessario focalizzarsi su una domanda:

Quali sono gli obiettivi di business del cliente?

Questo quesito ci porta a definire con precisione quale tipo di ritorno desidera il cliente, a far emergere eventuali campanelli d’allarme, a notare eventuali discrepanze tra il risultato desiderato e la soluzione proposta per raggiungerlo.

Un mantra che tutti gli UX designer dovrebbero seguire è il design thinking. Si tratta di un modello che fornisce un approccio per la risoluzione dei problemi basato sulle soluzioni. In breve, ogni soluzione deve partire da un problema reale; se la soluzione non risolve alcun tipo di problema nessuno la adotterà mai.

Unitamente a questa pratica è utile utilizzare il framework SMART per aiutarsi nell’analisi del business goal. Per chi non lo sapesse, questo framework stabilisce che un obiettivo può essere considerato accettabile e raggiungibile solo se è:

  • Specific (specifico)
  • Measurable (misurabile)
  • Actionable (eseguibile)
  • Realistic (realistico)
  • Time-based (relativo a un arco temporale)

Benchmark generico

A questo punto, in una situazione ideale, andrebbe svolta un’approfondita analisi dei competitor e la user research, ovvero sondaggi e interviste che permettono di conoscere gli utenti per cui si andrà a progettare.
Ma si tratta del processo di sopravvivenza, questo implica che non ci sono né tempo né denaro per svolgere un’attività dettagliata e approfondita di analisi dei competitor e dei clienti in target.

In un contesto simile ciò che si può fare è cercare chi ha sviluppato un progetto simile e cercare di imparare il più possibile dai team di designer di altre aziende, andando a “rubare” le intuizioni migliori cercando di adattarle al vostro progetto.
Un metodo efficace è quello di individuare almeno 3 competitor diretti e confrontare le loro scelte di design e usabilità per individuare sia i punti di forza che quelli di debolezza.

User story e user flow

Le user story sono una tecnica che ci aiuta a esplorare tutte le funzionalità di un prodotto e a disegnare i relativi flussi degli utenti. La loro struttura è la seguente:

  • In qualità di <ruolo> voglio <azione> in modo da <risultato desiderato>

Per un servizio come Airbnb un possibile esempio potrebbe essere:

  • In qualità di cliente voglio cercare case in modo da affittarne una

Le user story offrono l’opportunità di analizzare tutti i possibili percorsi presi dagli utenti e di disegnare i relativi flussi detti user flow.

Questi consistono nella realizzazione di schemi a blocchi collegati da frecce che mostrano graficamente le possibili azioni che l’utente può compiere.

Pattern benchmark per wireframe

Questa fase consiste nella realizzazione delle schermate che permetteranno agli utenti di muoversi attraverso la struttura individuata negli step precedenti.

A questo proposito va sottolineata l’estrema importanza dei pattern. Si tratta, in un certo senso, di rispettare le abitudini di navigazione degli utenti; questo perché, se un utente è abituato a compiere un’interazione in un certo modo, è altamente probabile che un’interazione simile sarà più usabile di una dissimile.

Anche in questo caso, come per il benchmark generico, se non si hanno tempo e risorse per sviluppare schermate, processi e interazioni in totale autonomia, la scelta più opportuna è quella di trovare all’interno di altri prodotti esistenti dei pattern che facciano al caso vostro.
In questo caso i pattern si possono definire come soluzioni già costruite da altri per risolvere problemi complessi.

Pattern benchmark per User Interface

Se la UX contribuisce a costruire un prodotto usabile, la User Interface (UI) aiuta a venderlo. Se si realizza un prodotto ad altissima usabilità che però ha una veste grafica poco accattivante è probabile che non verrà utilizzata.

La UI consiste nella realizzazione di icone e grafiche che facilitino la navigazione degli utenti su siti web e app, che rispettino anche in questo caso le abitudini di navigazione degli utenti.

Anche per quanto riguarda la UI conviene fare un buon benchmark per definire quante famiglie di font usare, quali colori e che tipo di icone.

Presentazione del lavoro

In questa fase vanno comunicati al cliente gli output in maniera chiara ed esaustiva, insieme alla comunicazione del perché sono state fatte determinate scelte piuttosto che altre.

Dopo la presentazione, il cliente non deve avere alcun dubbio circa quello che è stato fatto. È necessario riuscire a esporre ogni step del processo progettuale in modo che anche chi non è esperto in materia possa capire.

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